CANAPA SU IMPIANTI A GPL: PERCHE' E' VIETATO UTILIZZARLA?

L’utilizzo della canapa come sigillante nelle giunture filettate risale agli albori dell’impiantistica idraulica, quando, di fatto, non esistevano vere alternative a questo materiale naturale. Con il passare degli anni, l’evoluzione tecnica ha portato allo sviluppo di nuovi materiali, tra cui il Teflon che, per le sue caratteristiche, è riuscito ad imporsi sulla “concorrenza”, quasi scalzando anche la cara vecchia canapa.Ma se in molti casi c’è ancora chi preferisce utilizzare questo materiale, vi è una situazione in cui questo è addirittura vietato: la realizzazione di impianti a GPL.


Come mai? E’ sicuramente una domanda che in molti si saranno posti e che quindi merita un breve approfondimento.

 


Prima di tutto bisogna dire che il divieto di usare canapa negli impianti a GPL non è certo cosa nuova: già nella vecchia norma UNI – CIG 7131/72 al punto 2.2.3 veniva infatti riportato quanto segue.

“La tenuta dei filetti deve essere assicurata mediante nastro di politetrafluoruro di etilene (Teflon) o da altri materiali equivalenti, specificatamente dichiarati idonei dal fabbricante per gas di petrolio liquefatto, con l’ esclusione di biacca, minio, canapa o altri materiali simili”.
Un divieto che non è certo stato smentito con il passare degli anni, arrivando ad essere contenuto anche nell’ultima UNI 7129, edizione 2015, dove si indica che “è’ vietato l’uso di fibre di canapa su filettature di tubazioni convoglianti GPL o miscele GPL-aria, anche se impregnate del composto di tenuta.”

La motivazione a questo divieto si ritrova nell’esperienza comune: la canapa, utilizzata negli impianti a GPL, tende, con il passare degli anni, a non garantire più una perfetta tenuta, facendo quindi aumentare considerevolmente il rischio di perdite di gas combustibile e, di conseguenza, di incidenti.


La causa di ciò non è però tanto da ricercarsi nel GPL in sè, quanto nella componente che viene aggiunta allo scopo di renderlo puzzolente (usiamo termini un po’ crudi, ma in fondo descrivono bene l’effetto...).


Il GPL, infatti, originariamente inodore, viene odorizzato in modo da poter avvertire eventuali perdite anche senza strumentazione e permettere così di limitare il rischio di esplosione: occorre che la presenza del gas sia avvertita, in caso di fuga, prima che l’ambiente diventi pericoloso per la concentrazione di gas e per questo motivo un buon odorizzante deve avere un odore sgradevole e penetrante, diverso dalla benzina, non deve variare la qualità dell’odore con le diverse concentrazioni, deve essere sufficiente una piccola quantità (35÷40 g per 1000 m3 di gas), non deve reagire con i metalli delle tubazioni.


Oggi si impiegano generalmente mercaptani, tetraidrotiofene (T.H.T.) o comunque prodotti a base di zolfo. E sono probabilmente proprio queste componenti (anche se non ci risultano studi specifici in merito) che vanno a reagire con la canapa e con gli impregnanti utilizzati, andando, con il tempo, ad annullarne l’efficacia in tenuta.