Nelle scorse settimane è arrivato il via libera definitivo alla nuova direttiva europea “case green” (EPBD – Energy Performance of Building Directive) da parte del Consiglio Ue. La direttiva europea “case green”, che fa parte del pacchetto di riforme Fit for 55, mira a ridurre progressivamente le emissioni di CO2 del parco immobiliare europeo e raggiungere l’obiettivo della totale decarbonizzazione entro il 2050 attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio europeo e il miglioramento dell’efficienza energetica.
Ma analizziamo più nel dettaglio quale sarà l’impatto di questa molto discussa riforma per il nostro settore.
Iniziamo da un concetto base: cosa si intende “per case green”?
Possiamo definire “case green” gli edifici:
• a emissioni zero o quasi zero con una domanda molto bassa di energia, zero emissioni in loco di carbonio da combustibili fossili e un quantitativo pari a zero, o molto basso, di emissioni operative di gas a effetto serra;
• il cui consumo totale annuo di energia primaria sia coperto da energia da fonti rinnovabili generata in loco o nelle vicinanze, fornita da una comunità di energia rinnovabile, proveniente da un sistema efficiente di teleriscaldamento e teleraffrescamento o da energia da fonti prive di carbonio;
• progettati in modo da ottimizzare il loro potenziale di produzione di energia solare sulla base dell’irraggiamento solare del sito, consentendo l’installazione successiva di tecnologie solari efficienti sotto il profilo dei costi.
Allo stato di fatto il 35% degli edifici dell’UE hanno più di 50 anni e quasi il 75% del parco immobiliare è inefficiente dal punto di vista energetico, non rispondendo ai requisiti sopra indicati. Inoltre il tasso medio annuo di rinnovamento energetico è solo dell’1% circa, un range estremamente basso, che la nuova normativa porta a migliorare: le politiche energetiche degli stati membri dovranno perseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Già dal 1° gennaio 2030 tutti i nuovi edifici dovranno garantire emissioni zero in loco.
Ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali e non; ogni paese potrà stabilire autonomamente su quali edifici concentrarsi.
Complessivamente, il 55% della riduzione dei consumi energetici deve essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori.
Entro il 2030, le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili non residenziali e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa.
Secondo le definizioni della direttiva, il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato dal punto di vista energetico.
In Italia, secondo i dati Istat, vi sono circa 12 milioni di edifici residenziali. Pertanto, sarà prioritario intervenire sui circa 5 milioni di edifici con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari.
Oltre alla riqualificazione, gli Stati membri dovranno garantire che i nuovi edifici siano “solar-ready”, ovvero idonei a ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti. L’installazione di impianti di energia solare diventerà la norma per i nuovi edifici.
Per gli edifici pubblici e non residenziali esistenti l’energia solare dovrà essere installata gradualmente, a partire dal 2027, laddove ciò sia tecnicamente, economicamente e funzionalmente fattibile. Tali disposizioni entreranno in vigore in momenti diversi a seconda della tipologia e delle dimensioni dell’edificio.
Gli Stati membri saranno tenuti ad installare impianti solari secondo il seguente calendario:
• entro il 31 dicembre 2026, su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie utile superiore a 250 m²,
• entro il 31 dicembre 2027, su tutti gli edifici pubblici esistenti con una superficie utile superiore a 2000 m²;
• entro il 31 dicembre 2028, su tutti gli edifici pubblici esistenti con una superficie utile superiore a 750 m²;
• entro il 31 dicembre 2030, su tutti gli edifici pubblici esistenti con una superficie utile superiore a 250 m²;
• entro il 2027, su tutti gli edifici non residenziali esistenti con una superficie utile superiore a 500 m² in cui l’edificio subisce un intervento che richiede un permesso amministrativo rilevante;
• entro il 31 dicembre 2029, su tutti i nuovi edifici residenziali e su tutti i nuovi parcheggi coperti adiacenti fisicamente agli edifici.
Anche sull’impiego delle caldaie alimentate da combustibili fossili, la direttiva propone una strategia graduale invitando gli Stati membri a formulare misure specifiche per facilitare questa transizione nel settore del riscaldamento e del raffreddamento. A partire dal 1° gennaio 2025, dovranno essere sospesi i sussidi per l’installazione di caldaie autonome che funzionano con combustibili fossili.
Agli Stati membri spetta elaborare piani dettagliati per l’eliminazione graduale dell’uso dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, con l’obiettivo finale di eliminare completamente le caldaie alimentate da tali combustibili entro il 2040. Per non stravolgere completamente la situazione attuale, si stanno studiando le modalità per sostituire il metano (combustibile fossile) con l'idrogeno. Tuttavia alcuni problemi legati alla sicurezza ed al trasporto dell'idrogeno devono ancora essere risolti.
A tutto quanto sopra, esistono comunque alcune deroghe
Sono esclusi dagli obblighi previsti dalla nuova Direttiva EPBD i seguenti immobili:
• edifici vincolati e protetti;
• immobili storici;
• edifici temporanei;
• chiese;
• abitazioni indipendenti con superficie < 50 m2;
• case vacanza, ovvero le seconde case occupate per meno di 4 mesi/anno;
• prevista anche la possibilità di esentare l’edilizia sociale pubblica, qualora i lavori di riqualificazione farebbero aumentare gli affitti in modo sproporzionato, rispetto al risparmio conseguibili nelle bollette energetiche.
Per concludere, è importante precisare che la direttiva europea non impegna i singoli cittadini, bensì gli Stati: sarà compito del governo italiano trovare il modo per raggiungere gli obbiettivi senza imporre una spesa eccessiva ai cittadini.